Il sistema svedese è meglio compreso non in termini di socialismo, ma in termini di Rousseau", proseguì. Rousseau era un egualitario estremo e odiava qualsiasi tipo di dipendenza - dipendere da altre persone distruggeva la tua integrità, la tua autenticità - quindi la situazione ideale era quella in cui ogni cittadino era un atomo separato da tutti gli altri atomi...
Michael Booth, The Almost Nearly Perfect People: Behind the Myth of the Scandinavian Utopia
La serie sui cluster culturali continua con il Cluster Nordico, che, secondo il Progetto Globe sulla Leadership Globale, comprende Danimarca, Finlandia, e Svezia (*visti i molti tratti culturali condivisi dai paesi nordici, ho scelto, per lo scopo di questo post, di ampliare la lista includendo Norvegia e Islanda).
Una delle peculiarità di questo cluster è che le società nordiche ottengono, simultaneamente, un punteggio alto e uno basso nella dimensione culturale del collettivismo (il punteggio basso si riscontra nel collettivismo intra-gruppo. Si noti che, secondo il modello e gli studi di di Hofstede, le culture nordiche sono considerate individualiste):
Le società nordiche danno grande valore all'armonia sociale, all'uguaglianza, si sforzano di raggiungere il benessere collettivo attraverso un'equa distribuzione delle risorse, ma allo stesso tempo apprezzano anche l'indipendenza personale e l'autosufficienza: le persone sono responsabili solo per se stesse e per i familiarifamiliari più prossimi, l'attenzione è rivolta alle priorità individuali, alla libertà e all'autorealizzazione.
Per comprendere meglio le dinamiche di gruppo e l'importanza che viene data alla parità e all’uguaglianza nei paesi nordici, dobbiamo innanzitutto familiarizzare con la Janteloven (Legge di Jante), un codice sociale specifico della regione nordica - formulato dall'autore danese-norvegese Aksel Sandemose - che identifica i tentativi di distinguersi dalla folla e l'ambizione personale come inappropriati e riprovevoli (nel romanzo "Un fuggitivo incrocia le sue tracce", Sandemose racconta la storia di Jante, una città danese fittizia i cui abitanti sono tenuti a “incorporare” la propria identità individuale nell’identità di gruppo):
- Non devi pensare di essere qualcosa di speciale.
- Non devi pensare di essere buono come noi.
- Non devi pensare di essere più intelligente di noi.
- Non devi convincerti di essere migliore di noi.
- Non devi pensare di saperne più di noi.
- Non devi pensare di essere più importante di noi.
- Non devi pensare di essere bravo in qualcosa.
- Non devi ridere di noi.
- Non devi pensare che a qualcuno importi di te.
- Non devi pensare di poterci insegnare qualcosa..
Orientamento collettivista a prescindere, le implicazioni della Janteloven in questo gruppo si riflettono anche nel suo basso punteggio nella dimensione culturale conosciuta come distanza dal potere ("la misura in cui le società e le organizzazioni accettano la disuguaglianza tra i propri membri") e nel suo orientamento "femminile" (nota: mentre le società nordiche ottengono un punteggio estremamente alto sull’uguaglianza di genere, secondo il modello di Hofstede la differenza principale tra le culture "Femminili" e "Maschili" riguarda la motivazione intrinseca: nelle culture “maschili” si vive per lavorare, , per eccellere ed essere i migliori, mentre nelle culture “femminili” si lavora per vivere e per essere felici e soddisfatti di ciò che si fa).
Nelle società femminili, che pongono grande enfasi su parità e uguaglianza:
- i ruoli di genere non sono chiaramente definiti e c'è poco o nessun divario tra i percepiti valori "maschili" e "femminili";
- i conflitti vengono risolti tramite compromessi e negoziazioni anzichè tramite il confronto aperto;
- gli individui di entrambi i generi tendono ad essere più cooperativi che competitivi;
- i membri più "deboli" della società sono trattati con empatia e vengono sostenuti dalla collettività;
- le persone tendono ad essere modeste e senza pretese, l'auto-promozione è quasi malvista (come dimostrato dal seguente slogan, intelligente e ironico, di Carlsberg: “Probabilmente la birra migliore del mondo”).
(Image from: https://www.cssdesignawards.com/sites/it-all-comes-from-beer/31244/)
- le persone tendono ad essere modeste e senza pretese, l'auto-promozione è quasi malvista (come dimostrato dal seguente slogan, intelligente e ironico, di Carlsberg: “Probabilmente la birra migliore del mondo”).
Viste le premesse, non dovrebbe sorprendere il fatto che nel cluster nordico le persone tendano ad apprezzare i leader carismatici (ispiratori/visionari/decisivi), orientati al lavoro di squadra, e partecipativi, mentre il punteggio per la leadership autoprotettiva (lo stile autocosciente che si concentra sul "salvare la faccia", sulla sicurezza e la protezione del leader) è il più basso di tutti i cluster.
Ma a cosa aspirano i membri del cluster nordico? Per quanto riguarda i valori sociali (quelli che, secondo la definizione fornita dal progetto Globe, "indicano la convinzione di una società su ciò che essa dovrebbe essere" ), le persone esprimono il desiderio un maggior livello di collettivismo intra-gruppo e di un minor livello di collettivismo istituzionale, di una maggiore uguaglianza di genere, e un livello più basso di distanza dal potere (una sintesi delle pratiche e dei valori culturali tipici del gruppo dell’Europa Nordica può essere trovata qui).
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Post correlati:
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- Il Cluster Anglo-Americano
- L’Africa Subsahariana
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FONTI:
- House, R. J., Hanges, P. J., Javidan, M., Dorfman, P. W., & Gupta, V. (2004). "Culture, leadership, and organizations: The GLOBE study of 62 societies". CA: Thousand Oaks
- Hall, E. T. (1959). “The Silent Language”. New York: Doubleday
- Hall, E.T. (1966). "The Hidden Dimension". New York: Doubleday
- Hall, E. T. (1976). "Beyond culture". New York, NY: Doubleday
- The Globe Project, Online: https://globeproject.com/
- Hofstede, Geert H. (1997). "Cultures and Organizations: Software of the Mind". New York: McGraw-Hill
- Herbert R. (1946). “The chrysanthemum and the sword: patterns of Japanese culture”. Boston : Houghton Mifflin Co.
- Kluckhohn, F. and Strodtbeck, F. (1961). "Variations in value orientation". New York: Harper Collins
- Gudykunst, W. B., & Kim, Y. Y. (1984). "Communicating with strangers: An approach to intercultural communication". New York: Random House
- Hiebert, Paul G. (1985). ”Anthropological Insights for Missionaries”. Grand Rapids: Baker Book House
- Booth, K. (2015). "The Almost Nearly Perfect People: Behind the Myth of the Scandinavian Utopia". London: Vintage
- Bromgard, G., D. Trafimow and C. Linn (2014). "Janteloven and the Expression of Pride in Norway and the United States". The Journal of Social Psychology, 154: 375-378
- Georges, J., & Baker, Mark D. (2016). "Ministering in Honor-Shame Cultures". IL: InterVarsity Press
- Gopal, K. (2004). "Janteloven, the Antipathy to Difference: Looking at Danish Ideas of Equality as Sameness". The Cambridge Journal of Anthropology, 24 (3): 64-8
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